Anna Édes: Le recensioni delle allieve e degli allievi dell’Istituto Russell Newton di Scandicci (FI). Parte prima.
- Edizioni Anfora
- 19 mag
- Tempo di lettura: 3 min
Da oggi pubblicheremo le recensioni del capolavoro di Dezső Kosztolányi scritte delle alllieve e degli allievi dell'istituto Russell Newton di Scandicci nell'ambito del progetto "Ci vediamo in biblioteca", che vede la collaborazione di Anfora con l'istituto fiorentino ormai per il terzo anno consecutivo.
Iniziamo con quella di Alberto Bacci, Giulia Baldi e Bianca Burrini della 3F CAT della Prof.ssa Cristiana Gentili.

Il romanzo Anna Édes di Dezső Kosztolányi è una profonda riflessione sulla condizione della servitù nel primo novecento, in particolare sul destino delle giovani donne che lavoravano nelle case della borghesia. Anna, la protagonista, è una figura tragica e simbolica: una ragazza umile e silenziosa che subisce ingiustizie e umiliazioni senza mai ribellarsi, almeno fino al momento in cui la sua disperazione sfocia in un gesto estremo e imprevedibile. Anna viene assunta dalla famiglia Vizy dopo la caduta del regime comunista in Ungheria. La signora Vizy, ossessionata dall’ordine e dalla disciplina, è felice di avere finalmente una serva docile e laboriosa, che non si lamenta mai e che sembra accettare il suo destino con rassegnazione. Tuttavia, il trattamento che riceve è disumano. La signora Vizy considera Anna, non come un essere umano, ma come un semplice strumento di lavoro. La giovane donna è ridotta a un’esistenza fatta solo di fatica e obbedienza, senza affetti né diritti. Anche il signor Vizy, pur non essendo apertamente crudele, la tratta con indifferenza, come se la sua esistenza fosse irrilevante. Anna è sola, priva di qualsiasi supporto o protezione. Nemmeno suo padre sembra supportarla, si è notato quando Anna è stata imputata e a lui non ha fatto nessuna differenza perchè essendo un contadino nulla lo può sorprendere ed è abituato ad affrontare i problemi e rimboccarsi le maniche. Uno dei momenti più significativi del romanzo è la relazione tra Anna e Jancsi, un giovane borghese viziato e superficiale. Jancsi non prova alcun vero sentimento per lei, la seduce solo per divertimento, approfittando della sua ingenuità e della sua posizione di serva. Molte domestiche all’epoca venivano trattate non solo come lavoratrici senza diritti, ma anche come oggetti di desiderio da parte degli uomini della casa. Se cadevano vittima di queste attenzioni, nessuno le difendeva, e spesso erano loro a essere accusate di immoralità. Anna, pur essendo consapevole della sua posizione, accetta il corteggiamento di Jancsi, forse per un bisogno disperato di affetto o per la speranza, seppur vana, di un futuro diverso. Ma quando lui la abbandona senza rimorsi, la giovane capisce di essere stata solo un passatempo, e il suo dolore si trasforma lentamente in un rancore silenzioso. Il momento più scioccante del romanzo arriva quando Anna, apparentemente senza motivo, compie un terribile atto di violenza contro la famiglia Vizy. La ragazza che fino a quel momento era stata remissiva e obbediente si trasforma improvvisamente in un’assassina fredda e determinata. Anna mentre compie il gesto non è animata da rabbia o follia, ma da una sorta di rassegnata determinazione. Il suo gesto non è solo una vendetta personale, ma il risultato di soprusi e umiliazioni. È la ribellione estrema di una persona che non ha mai avuto voce, che è sempre stata trattata come un oggetto e che ora si riprende la sua dignità nel modo più terribile possibile. Quando arriva il momento della sua ribellione, non lo fa nel modo in cui ci si aspetterebbe. Non scappa, non si difende, non prova a costruirsi un’altra possibilità. Forse è questo che la rende un personaggio così difficile da giudicare. È vittima o carnefice? È una donna che ha ceduto alla disperazione o che ha finalmente preso in mano il suo destino nel modo più violento possibile? Noi crediamo che Anna sia entrambe le cose. È vittima di un mondo che non le ha mai dato vero affetto, ma allo stesso tempo è un personaggio che, nel momento in cui prende una decisione, dimostra di avere una forza che nessuno le aveva mai riconosciuta. Alla fine, ciò che ci ha fatto più riflettere è che la sua rabbia non è emersa in piccoli segnali, ma è stata repressa fino al punto di esplodere all’improvviso. Questo ci porta a pensare a quante persone, anche oggi, vivono situazioni simili, in cui si verifica una reazione improvvisa che si concretizza in atti estremi.
Alberto Bacci, Giulia Baldi, Bianca Burrini
3 F CAT
Prof.ssa Cristiana Gentili