Anna Édes: Le recensioni delle allieve e degli allievi dell’Istituto Russell Newton di Scandicci (FI). Parte quarta.
- Edizioni Anfora
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Torniamo nella classe 4B SCA dell'istituto di Scandicci per presentare altre due recensioni scritte dagli allievi della Prof.ssa Simona Giani: Niccolò Alla e Alessio Di Monaco. "Ci vediamo in biblioteca", il progetto giunto alla sua terza edizione, ha finora rappresentato un importante momento di approfondimento delle letterature dell'Europa centrale per gli alunni del Russell Newton, e la qualità dei lavori degli allievi testimonia il loro grande interesse, così come quello delle docenti, per questo progetto.

Quando la professoressa ci ha assegnato la lettura di Anna Édes non sapevo bene cosa aspettarmi. Il titolo non mi diceva molto, e confesso che all’ inizio ho pensato che fosse uno dei molti romanzi “storici” che raccontano di epoche lontane e di situazioni sociali ormai superate.
Invece, man mano che procedevo nella lettura, mi sono accorto che, pur essendo ambientato in un contesto specifico (l’Ungheria del primo dopoguerra), il libro parla di un qualcosa molto più profondo: il silenzio, l’oppressione quotidiana, l’invisibilità delle persone semplici e il peso delle relazioni squilibrate.
Anna è un personaggio che lascia il segno proprio perché sembra non volerlo lasciare. Parla pochissimo, quasi non si ribella mai apertamente, si muove come un’ombra tra le stanze della casa borghese in cui lavora. Eppure, ogni sua azione, ogni suo gesto, persino i suoi silenzi, sembrano gridare qualcosa. Non è facile capire fino in fondo chi sia davvero Anna, e forse è questo proprio il punto: il libro ci obbliga a confrontarci con chi non ha voce, chi non viene mai ascoltato. Quello che mi ha colpito di più è stata l’atmosfera del romanzo: tutto è calmo, trattenuto, ma si avverte costantemente una tensione in sottofondo, come se qualcosa stesse per esplodere da un momento all’altro. Ho trovato anche interessante il modo in cui l’autore descrive i padroni di casa, i coniugi Vizy: non sono mostri, ma persone ordinarie, convinte di fare il bene di Anna, quando in realtà la trattano con freddezza e un controllo che sfiorano la crudeltà. E’ un ritratto lucido e molto critico della borghesia, il quale mi ha fatto riflettere su quanto spesso ci si illuda di essere “giusti” solo perché si rispettano le apparenze, mentre si ignora completamente l’umanità dell’altro.
Personalmente, la storia di Anna mi ha toccato nel profondo. Forse anche più perché nella vita reale, a volte, ci sono persone intorno a noi che non parlano molto, che sembrano sempre molto tranquille e che invece portano dentro un mondo di dolore, rabbia o solitudine che non sappiamo vedere.
Mi sono chiesto anch’io quante volte, senza volerlo, ho dato per scontato la disponibilità di qualcuno, senza domandarmi come stesse. In questo senso, leggere questo libro è stato anche uno specchio: un modo per interrogarmi su come mi relaziono con gli altri, su quanto davvero riesco ad ascoltare chi mi sta intorno. Il finale del romanzo mi ha lasciato molto scosso, non tanto per il gesto in sé, che è stato certamente scioccante, ma per il fatto che non arriva come un fulmine a ciel sereno, bensì come la conclusione inevitabile di una lunga catena di silenzi, incomprensioni e piccole ingiustizie. Non si può dire che Anna sia una protagonista tipo, ma è forse questo a renderla memorabile. Non è una donna forte secondo gli stereotipi, ma incarna una forza silenziosa che, quando esplode, lascia tutti senza parole.
In conclusione, credo che la professoressa ci abbia assegnato Anna Édes non solo per farci conoscere un autore importante della letteratura ungherese, ma anche per farci riflettere su tematiche molto attuali: l’invisibilità sociale, il potere delle classi dominanti, la violenza nascosta dietro le apparenze. È un libro che richiede al lettore molta attenzione e sensibilità, ma che restituisce molto a chi sa andare oltre ciò che è scritto. Detto ciò, concludo questa mia riflessione personale consigliando questo libro non solo ai ragazzi come me, ma anche a persone più adulte poiché è molto bello e ci fornisce una prospettiva diversa da cui poter osservare il mondo.
Niccolò Alla
Il romanzo Anna Édes di Dezső Kosztolányi è ambientato in un momento storico di grande instabilità: il periodo successivo alla prima guerra mondiale e al crollo dell’impero austro-ungarico. Questo romanzo racconta di una vicenda solo apparentemente privata, quella di una giovane domestica chiamata Anna, assunta da una famiglia borghese di Budapest. In realtà, attraverso questa vicenda intima, Kosztolányi ci dice molto di più: ci mostra le tensioni sociali di un’intera epoca, le differenze tra le classi sociali, le ingiustizie quotidiane coperte dall’indifferenza e dalla superficialità della vita borghese.
Uno degli aspetti più affascinanti del romanzo è il personaggio di Anna, che controlla la scena nonostante la sua apparente passività da domestica. È una figura muta per gran parte del testo, priva di pensieri espressi direttamente. Eppure, secondo me questo silenzio la rende più potente: Anna non si confessa mai, non spiega le sue ragioni e non chiede nulla. La sua presenza discreta ma costante, la sua disciplina e la sua obbedienza non sono segni di sottomissione, ma forse strumenti per sopravvivere o per preparare un gesto estremo.
Il finale del romanzo è decisamente scioccante e improvviso; ciò lascia il lettore molto sorpreso, perché distrugge totalmente ogni illusione di armonia e giustizia. Anna con un solo atto capovolge completamente il senso della narrazione.
Il romanzo è una precisa e spietata critica sociale, in certi punti anche ironico.
Non c’è bisogno, secondo me, di lunghi discorsi politici: è nel modo in cui i padroni parlano tra loro, nei piccoli gesti di quotidiana prepotenza, nelle giustificazioni che si danno a vicenda, che emerge tutta l’ipocrisia di una classe sociale convinta della propria superiorità morale.
Personalmente ho trovato la scrittura di Kosztolányi elegante e tagliente allo stesso tempo. Anna Édes è un romanzo che lascia il segno, perché riesce a rendere visibile ciò che spesso resta invisibile come la sofferenza dei servi ai piedi dei borghesi.
Io credo che questo libro sia molto interessante e che faccia riflettere parecchio su questa tematica.
Permette di conoscere argomenti storici accaduti realmente e a molti sconosciuti, perciò sono molto contento e soddisfatto di questa esperienza di lettura.
Alessio Di Monaco
Classe 4B SCA
Prof.ssa Simona Giani